Una camera con vista sul mare da un lato e un balcone in un vicolo posteriore dall'altro ha il vantaggio di non far morire di caldo durante la notte o di non rischiare il raffreddore dell'aria condizionata. Una volta arrivato dall'aeroporto, mi feci una doccia accurata, bevvi un bicchiere di succo d'arancia e, stanco morto, mi buttai sul letto dove mi addormentai subito profondamente.
Sognai occhi azzurri con lunghe ciglia, capezzoli che spuntavano da sotto il vestito di seta, una mano con dita agili che giocava con il mio bastone, la paura di essere scoperto e un foglio nel palmo della mia mano.
Mi svegliai, scesi dal letto e cominciai a frugare nelle tasche. Eccolo. Presi il telefono e all' improvviso non sapevo cosa scriverle. Avevo tanta voglia di vederla.
"Ariadne Fish Restaurant riceverà la visita di un nuovo membro del Mile High Club stasera alle 19.00. Ha una grande e immodesta richiesta: vorrebbe condividere il piacere delle specialità locali con Lei, Cathleen. Se l'idea non la scomoda, mi faccia sapere dove e a che ora può passare a prenderla, grazie."
Gettai il cellulare sul letto e andai di nuovo a farmi la doccia. Per svegliarmi alternavo caldo e freddo. Quando tornai al cellulare, c'era un nuovo messaggio.
"Buon pomeriggio, sconosciuto", disse, "grazie per l'invito, sarei felice di incontrarLa direttamente sul posto. Non aspetti a ordinare. Cerchi di sorprendermi. Cat."
Questa sarà una partita alta, sorrisi dentro di me. Quando si avvicinò l'ora di cena, mi misi i pantaloni e la camicia, mi profumai un po' e poi fuori feci cenno al taxi. Stefanos mi conosce da anni. Basta uno sguardo per capire.
"Mmmm… Sembra che tu tenga a lei", sorrise, "visto che ti sei agghindato in quel modo. Che razza di schianto è lei?"
"Lo vedrai da solo tra poco. Conosco solo il suo nome di battesimo. Ci siamo incontrati all'aeroporto e ..."
"E sei riuscito a innamorarti come uno studentello", ridacchiò Stefanos, "perché i tuoi occhi mostrano qualcosa che non vedo da anni. Non ti preoccupare, stasera metterò insieme un menu a cui anche una dea olimpica non potrà resistere. Il resto dipende da te." Strizzò l'occhio in modo cospiratorio.
Arrivò esattamente in tempo. Non mi lasciò in sospeso e non fece crescere le mie aspettative. Entrò, sorrise a Stefan, fece un cenno con la testa e si diresse verso di me.
"Buonasera, Cat, permettami finalmente di presentarmi. Mi chiamo Alex e sono felice che Lei abbia accettato la mia offerta."
Un attimo dopo stavamo chiacchierando come vecchi amici. Stefanos aveva fatto ciò che aveva promesso e io non riuscivo togliere gli occhi di dosso a Cat. Sgusciava gamberi con la velocità di un fulmine, succhiava le code come un gourmet, così che la mia immaginazione lavorava a pieno ritmo e facevo fatica a non fissarla a bocca aperta.
Fu lei che, dopo aver finito una caraffa di rakija fredda, propose di fare una passeggiata.
Il vento del mare profumava di sale e io avevo voglia di portarla direttamente in spiaggia. Mi guardò negli occhi e rise:
"Lascia perdere. La sabbia sarebbe ovunque. Davvero ovunque. Andiamo da te o da me?"
La sua franchezza mi disarmò. Poco dopo giungemmo il mio albergo. E quasi non riuscimmo nemmeno a chiudere la porta dietro di noi. Cat non si preoccupò dei bottoni della mia camicia, scavò le sue dita nei peli del mio petto e fece le fusa come un gatto. Le tirai la testa verso di me e cominciai a baciarla. Mi morse il labbro cercando di entrare nella mia patta.
Tirai su il suo vestito e con sorpresa scoprii che non portava le mutandine. Se lo avessi saputo in quel ristorante, non sarei stato capace di mangiare. Mi inginocchiai davanti a lei e diressi la mia lingua verso il suo grembo. Aveva un profumo meraviglioso. Le divaricai delicatamente le gambe con i pollici e succhiai il suo punto più sensibile. Mi passò una mano tra i capelli e mi strinse a sé.
Gemeva dolcemente e mi lasciava leccarla e baciarla. Aggiunsi un dito e poi un altro. Ero inginocchiato davanti a quella dea e assaggiavo i suoi succhi. Quando cominciò a tremare capii che avevo trovato il ritmo giusto. Gemette e sentii le sue contrazioni sulle mie dita. Il mio bastone usciva dai pantaloni, che non avevo avuto il tempo di togliere, e pulsava. Mi afferrò per i capelli e mi tirò su.
Il sapore dei suoi succhi la fece arrapare ancora di più mentre ci baciavamo. Mi tirò a letto con lei. Mi strinsi tra le sue cosce e mi infilai dentro di lei. Le impastai i seni attraverso il vestito e Cat cominciò a contorcersi nel tentativo di toglierselo di dosso.
Lo tiriamo insieme sopra la testa e lo gettiamo a terra. Le tolsi i seni dalle coppe e strofinai un capezzolo alla volta tra le dita e lo strinsi. Mi morse la spalla e indicò che bisognava girarsi.
Mi montò sopra e cominciò a cavalcarmi. I suoi seni erano perfetti. Naturali, ancora sodi, ma che oscillavano in modo lussuoso ad ogni spinta. Le tenevo i fianchi e spingevo contro di lei. Presto iniziò a gemere dolcemente.
"Vieni da dietro", sussurrò.
Obbedii e la cavalcai come una giumenta. Il suo respiro era intermittente e io strinsi i denti per non sborrare prima di lei. Ci riuscii. Cominciò a tremare, si sollevò e io scivolai fuori da lei.
Si girò verso di me e colsi nei suoi occhi che la cosa funzionava davvero. Venne una seconda volta. La girai e la tirai di nuovo su di me. La lasciai salire e rimasi fermo. Se vuole subito un’altra volta, che assuma lei il controllo totale. Si sollevò sulle ginocchia, smontò e scivolò lungo il mio stomaco.
Mi divaricò le gambe, si sdraiò apancia in giù e cominciò a succhiarmelo. Se finora pensavo che fosse una dea, dopo questo non so proprio che nome darle. Nessuna ragazza mi aveva mai succhiato con tanta passione e allo stesso tempo con tanta delicatezza.
Mi risucchiava e rilasciava, facendo scorrere lentamente la lingua sul frenulo, stringendomi le palle e tirandole delicatamente. Era come se si trovasse in tutti i posti giusti allo stesso tempo. Inundò il suo dito di saliva e cominciò a farlo scorrere verso il basso guardandomi negli occhi per vedere se poteva farlo. Il mio buco del culo è sempre stato un tabù, ma Cat può fare qualsiasi cosa.
Non appena toccò il punto sensibile all'interno, iniziai a formicolare. Stuzzicare la prostata e fare pompini in una sola volta era una combinazione che non potevo più sopportare. Sentivo martellare le tempie, rivoli di sudore mi scorrevano intorno alle orecchie e venni come non avevo mai fatto prima. Avevo paura di annegarla con le dosi che mi uscivano.
Cat succhiava e deglutiva come se stesse morendo di sete. Infine, mi diede un tenero bacio sulla pancia e su una palla alla volta, sorrise e passò le dita tra i capelli:
"Faccio una doccia e torno subito da te."
Annuii affannato. Presi la bottiglia di acqua minerale e la versai nei bicchieri che erano sul comodino accanto al letto. Con la mano tremante, infilai la sigaretta nel portasigarette, premetti il pulsante e tirai una boccata.
Se in questo momento manca una dea sull'Olimpo, io so dov'è. E so che muoverò cielo e terra per impedirle di tornarci.
Autore: Marina Deluca